Tuesday, July 5, 2016

I Feel Slovenia, come raccontare una nazione con il viso delle ragazze.

Usare l’elemento femminile per colpire l’attenzione, interessare e far ricordare un prodotto è una soluzione antica quanto il mercato e molto usata anche oggi. Ragazze ma anche donne (la milfitudine colpisce e resta in target giovanili) con molta carne in evidenza riempiono ancora oggi televisioni, giornali e ovviamente siti internet (un po’ meno rispetto ad inizio nuovo millennio quando tutto era seni chimici e sederi da palestra). L’effetto sperato da chi realizza creatività del genere è quello di far sospendere lo streaming quotidiano ai maschietti per avere quei cinque secondi di attenzione che potrebbero restarci in testa (andiamo così veloci che Warhol si aggiornerebbe, accorciando quei 15 minuti).



Gli uomini di marketing sanno anche che operazioni del genere non sono più valide solo per il target uomo, in quanto sempre più le donne cercano corpi femminili da ammirare e soprattutto su cui parametrizzare i loro corpi. Le ragazze di oggi, più che mai, vogliono competere e capire a che livello sono, per migliorare o semplicemente per bearsi del loro status.
Anche nel racconto turistico almeno dagli anni ’70 in poi le donne e i loro corpi sono stati fondamentali. Quante cubane, dominicane e giamaicane abbiamo visto, svestite il meglio possibile, servite a far immaginare l’altrove che gli europei avrebbero trovato nei paesi caraibici (quante cartoline improponibili con “Greetings from...” avete a casa?). Valori come la bellezza naturale e la gioia di una corporeità e di una società senza troppi limiti ha da sempre affascinato il turista statunitense ed europeo, spingendolo a cercare questo altrove in paesi dove le donne erano spesso mostrate e abilmente descritte come l’opposto rispetto alle nostre donne.
Ancora oggi si raccontano luoghi turistici ed esperienze di viaggio in questo modo ma è da qualche giorno che noto anche un altro modo di raccontare la bellezza femminile legato ad una destinazione di viaggio.
Con una campagna Out of Home massiccia e flight su magazine e campagne web display importanti, la campagna “I Feel Slovenia” sta dicendo finalmente qualcosa di nuovo: le ragazze slovene non promettono un altrove per forza di cose lontano da un codice morale considerato castrante (molto inconscio ormai il processo, in quanto il senso comune da questo punto di vista è in evidente ridefinizione) per i turisti, mostrano solamente la loro faccia, che serve a richiamare la faccia di una nazione che negli occhi con poco trucco, i capelli raccolti e l’espressione serena mostra i suoi principali elementi di attrazione turistica: luoghi dove puoi trovare natura, relax, bellezza allo stato puro, senza artifici né eccessive intromissioni “turistiche” dell’uomo. Nei volti delle sue ragazze, l’Ente del Turismo Sloveno vuole comunicare un paese dove la bellezza non esagera mai, sa coinvolgerti senza urlare, con delicatezza ed eleganza.



Il concetto stesso di “Feel” che è nell’head del posizionamento non è appunto “Touch” e richiama una sensazione senza il necessario e ormai noioso richiamo al sesso.
Le ragazze slovene servono il loro Paese molto più delle tante mulatte in topless che ogni anno vediamo spalmate su spiagge troppo viste e anche fin troppo immaginate.

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